Il corpo…femminile della barca

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foto-barcaLa barca è un oggetto complesso composto da 6 facce (prua, due murate, poppa, carena e coperta) dove si intrecciano una moltitudine di linee e superfici. In questo gioco di forme, come dice l’autorevole Mario Pedol della Nauta Yachts, designer di molte delle più belle barche in circolazione (suoi ad esempio i Southern Wind e il nuovo Grand Soleil): “la parte più attraente ed emozionante, il corpo femminile della barca, è sicuramente lo scafo” che al pari dell’ideale estetico della donna è in continuo mutamento. Mentre all’epoca dei galeoni le forme erano il risultato della nascente ingegneria navale che aderiva al modello idrodinamico “prua testa di merluzzo” e “poppa coda di sgombro”, nell’ultimo secolo le influenze sono partite prevalentemente dai regolamenti di stazza, dalle tecnologie emergenti e dai nuovi materiali.

LINEE “SEXY”
Dagli slanci pronunciati degli anni 20-30 dei J Class di Coppa America si è passati alle prue arrotondate a tutta ruota degli anni 70-80 della Classe IOR, sino ad arrivare agli scafi tronchi dei più recenti regolamenti di regata (ORC e IRC, barche oceaniche) con prua e poppa quasi verticali. Oggi, fa notare ancora Pedol, siamo entrati in una nuova era in cui “le limitazioni imposte dai vincoli aprioristici dei regolamenti di stazza sono meno forti, le forme diventano più libere e più fini a sé stesse in termini di prestazioni e di comportamento in mare: molto più essenziali, direi sexy”.

 spiritLA CORRENTE NEOCLASSICA
Questa fase storica emergente porta con sé una strana contrapposizione di scuole di pensiero che si confrontano e a volte scontrano nell’uso di spigoli e tondi, rette e curve, prue e poppe più o meno accentuate.
 La corrente neoclassica annovera tra i suoi rappresentanti più significativi il cantiere americano Hinckley e l’inglese Spirit Yachts che si caratterizzano per i loro slanci pronunciati e per la tendenza a non usare o evitare linee rette, privilegiando una miscela di forme curve in armonia l’una con l’altra senza cambi aspri, linee sospese o interrotte. La scuola di progettisti, detta modernista, dimostra invece come si può, partendo da un’approfondita conoscenza della storia, rielaborare i vecchi codici espressivi per progettare barche equilibrate classiche e moderne. L’accento è sempre sugli slanci che giocano un ruolo primario nel definire l’estetica, incoronando o rovinando l’intero lavoro.

Immagine 2I PROFILI SIMBOLO
Per chiarire meglio i codici estetici dello yachting progettuale, basta osservare alcuni profili simbolo, messi a confronto tra loro e seguire la spiegazione che ne fa il noto progettista Javier Soto Acebal (molti Wally e Solaris nel suo curriculum) introducendoci alle variabili estetiche meno conosciute: “Partiamo dalla prua. Per rendere uno scafo con prua verticale più elegante si può pensare a fare un grande lavoro estetico sul ginocchio (profilo 2 e 3), la parte di raccordo tra dritto di prua e carena, posta sopra la linea di galleggiamento. Ma non è la sola possibilità, si può ottenere lo stesso risultato con un cavallino accentuato (profilo 1). Tutto questo nel rispetto delle restrizioni tecnico-funzionali, maggiori nelle barche da competizione e minori in quelle da crociera. Su uno scafo ultraleggero da regata (profilo 4), ad esempio, la funzione impone di abbassare il ginocchio sotto il livello dell’acqua per aumentare la lunghezza al galleggiamento e sfruttare al meglio il regolamento di stazza. La stessa logica influenza il disegno della poppa. Sugli scafi più tirati si abbassa il profilo della zona poppiera (profilo 4) anche a rischio di ottenere un cavallino e un bordo libero pesante. Mentre in assenza di vincoli (profilo 1), se non quelli di marinità, sicurezza e comfort, è più semplice giocare con le forme per ottenere una poppa elegante”. Alla domanda, qual’è il giusto dosaggio degli elementi per la barca perfetta, nessun progettista risponde: come lo chef, non rivela mai gli ingredienti segreti.

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3 commenti su “Il corpo…femminile della barca”

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