Solaris festeggia i 40 anni… e noi abbiamo provato il loro 42 piedi!

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Solaris festeggia i suoi quarant’anni e per l’occasione il cantiere ha messo a disposizione i suoi yacht in un paradiso della vela, Porto Rotondo. Non potevamo mancare, anche per permettere al nostro Giorgio Murnik di provare in mare il Solaris 42.

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La flotta Solaris ormeggiata a Porto Rotondo

E’ una bella giornata sulla costa, la brezza sui 15 nodi fa pensare a delle belle uscite in mare. Mentre ci avviciniamo allo Yachting Club, guardiamo verso il golfo dove una flotta di eleganti barche a vela si avvicina al porto di bolina larga; davvero un bello spettacolo!

Dopo una mezz’ora tutte le barche sono ordinatamente ormeggiate in banchina, e mentre armatori, clienti, ospiti ed equipaggi mettono in chiaro le ultime manovre abbiamo modo di dare un’occhiata alle creature di Tripp, Acebal e Peterson: sono presenti undici barche tra cui 42’, il 44’, il 48’, il 60’, il 72’ DH, il 72’ Classic e in anteprima mondiale il nuovissimo Solaris 58.

A BORDO DEL SOLARIS 42
Noi approfittiamo dell’occasione per uscire in mare col Solaris 42, disegnato da Soto Acebal: sole sul mare e temporali nell’entroterra, un po’ imprevedibili forse, ma sicuramente la giornata ci regalerà del vento.

SERIGI-879

Al momento di uscire dal porto le previsioni sono confermate: una brezza sui 12 nodi gonfia immediatamente le vele della nostra imbarcazione. La rotta verso Capo Figari ci impone di bolinare per uscire dal golfo, la barca è sbandata e bisogna lavorare un po’ sulle vele per sfruttare tutta la sua potenza, ma al timone resta maneggevole anche nelle raffiche che superano i 15 nodi di reale. Siamo in cinque in barca, il ché mi permette di constatare che in pozzetto si sta comodi e che c’è posto in abbondanza per manovrare senza darsi fastidio o per stare comodamente seduti mentre altri si occupano delle manovre.
La sensazione che si ha è quella di una barca con un ottimo passo e una carena molto rigida, il che è confermato andando sottocoperta in questa andatura: non uno scricchiolio. Le reazioni della barca non sono affatto nervose, bensì morbide, nonostante le accelerazioni che sono pressoché istantanee: basta una piccola raffica e la velocità aumenta di mezzo nodo passando dai 7.9-8 agli 8.4 con punte di 8.5 nodi sul fondo.
Il carrello della randa è a portata di mano del timoniere così come la scotta randa rimandata ai winch, che si trovano subito davanti alle ruote. Il paterazzo in tessile rimandato sul martinetto idraulico è comodissimo e non passa molto che l’equipaggio si dà da fare per trovare l’assetto ideale. Con le vele perfettamente a segno anche il timone un po’ duro a barca sbandata (com’è normale data la sua immersione e la poppa larga di questa barca) si ammorbidisce e la sua precisione è sensibile.

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Siamo quasi al traverso del golfo di Marinella, passiamo il cardinale nord di Punta Volpe e poggiamo decisi per raggiungere la nostra meta, purtroppo non abbastanza per alzare il gennaker, questa chicca ce la riserviamo per il rientro; anche al traverso le velocità a vele bianche sono ottime, il vento è un poco calato e il log si allontana difficilmente dagli otto nodi e se lo fa è più per andare verso l’alto che per andare verso il basso. Passata Punta Sabina i temporali che si intravedevano nell’entroterra si sono spostati verso est e sulla prua un nuvolone nero ci consiglia di cambiare rotta, il vento fa degli strani salti così, poggiamo decisi e puntiamo Mortorio, riuscendo per qualche minuto ad alzare il gennaker. Anche alle portanti come al traverso a barca piatta possiamo lasciare il timone a se stesso, prova che la carena è molto ben bilanciata, il vento è un po’ calato e le velocità (con 10 nodi di reale) si attestano intorno ai 7 nodi (alti stringendo un po’, bassi poggiando fino a 135 gradi).

INTERNI COMODI E COSTRUZIONE SOLIDA
L’esemplare di Solaris 42 sul quale mi trovo ha tre cabine, l’armatoriale a prua con bagno privato ha un interessantissimo sistema di paratie mobili che formano un box doccia separato, il quadrato presenta una dinette a U sul lato di sinistra con un tavolo da carteggio sul lato opposto servito da una poltrona e da una chaise longue (è profonda ben 80 cm), immediatamente dietro alla zona del tavolo da carteggio la cucina a L e la prima cabina di poppa che sul lato sinistro ha la sua gemella con il bagno di poppa dirimpetto alla cucina sul lato opposto della scala che presenta i gradini correttamente sagomati e muniti di una gommatura trasparente a dir poco formidabile come soluzione antiscivolo, senza lasciar nulla agli anti estetismi del classico nastro sabbiato nero.

dinette da 3:4 panoramica

La costruzione come la maniacale attenzione al dettagli è uno dei punti forti del cantiere e si conferma in toto anche sul 42’: scafo e coperta sono realizzati in sandwich di Airex di PVC, fibra di vetro E e Vinilestere, vengono laminati a vuoto e incollati durante la laminazione così come il reticolato di rinforzo che si trova sullo scafo e le paratie principali in composito di 40 mm. Nei punti di maggior sforzo, la laminazione avviene in unidirezionale e bidirezionale.

Il bulbo è imbullonato con 12 prigionieri contropiastrati con piastre di straordinaria ampiezza e spessore (i prigionieri sono più grossi del mio pollice –purtroppo non ho un calibro con me, ma posso assicurare di non avere le mani di una fata-  e distano 30 centimetri l’uno dall’altro in distanza laterale), l’albero è passante e la laminazione sulla quale poggia (in realtà sopra la laminazione vi è una piastra che permette di spostare il piede d’albero di 15 mm a prua o a poppa), come quella della chiglia è più spessa. Le lande sono in composito, posizionate a murata, e vengono anche queste laminate in uni e bidirezionale sottovuoto allo scafo. La chiglia è in ghisa ricoperta in materiali epossidici e il bulbo a siluro è realizzato in piombo.

 

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