Beatrice Cameli, dallo studio di avvocati alla Clipper Round The World Race

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Ci sarà anche un’italiana il prossimo 7 giugno a New York alla partenza dell’ottava tappa della Clipper Round the World Race 2013/2014, il giro del mondo a tappe riservato a equipaggi non professionisti, sul percorso New York-Derry-Londonderry. Sarà imbarcata su Qingdao, uno dei 12 Clipper 70 in gara.

imageL’ITALIANA IN REGATA
Si tratta di Beatrice Cameli, 29 anni, una laurea in legge in Italia, prima di approdare a Londra per prendere anche quella inglese e diventare avvocato nello shipping. Un settore nel DNA di famiglia. Tra le grandi passioni di Beatrice la vela, coltivata fin da piccola in tante crociere in famiglia. E un sogno nel cassetto, di cui da anni parla con papà: fare il giro del mondo con Blue Indy, l’Hallberg-Rassy delle vacanze. Contemporaneamente agli studi per la laurea inglese, Beatrice inizia a lavorare come paralegal per Hill Dickinson LLP, un importante studio di shipping dove il prossimo settembre inizierà il suo training come avvocato inglese.

L’INCONTRO CON LA CLIPPER
La avventura odierna comincia per Beatrice un anno e mezzo fa. Nella metropolitana che prende tutti i giorni per andare al lavoro inizia infatti a notare “l’advert” della Clipper Race. “Mi ha incuriosito- racconta – e sono andata sul loro sito. L’idea era attraente, ma quando ho visto l’impegno in termini di tempo per fare una sola tappa, ho accantonato l’idea. Avevo appena iniziato a lavorare e dopo tanti sacrifici con gli studi non potevo certo lasciare tutto”. Poi l’interessante scoperta: Hill Dickinson LLP. lo Studio per cui lavora, è l’ “official legal partner” della Clipper Race – nel senso che fornisce la consulenza legale per l’organizzazione dell’evento – e dall’edizione 2011/2012 gli è offerta da Clipper la possibilità di far imbarcare un proprio membro per una parte dell’ottava tappa, l’ultima, quella che porta i concorrenti da New York a Londra con stop over a Derry. “Quando l’ho saputo ho pensato però che mai avrebbero scelto me – dice Beatrice – visto che ero entrata da poco e non ero ancora neppure avvocato inglese!”. Qualche mese dopo arriva però una mail interna a tutti. Si domanda se qualcuno di Hill Dickinson sia interessato a imbarcarsi nella Clipper.. “Io non ho esitato un secondo! Ho risposto subito, e visto il silenzio, l’ho fatto di nuovo qualche settimana più tardi, tanto per essere sicura che la mia email fosse arrivata !”Il passo successivo è la presentazione della “formal application” in cui si deve descrivere in 200 parole che cosa significhi questa esperienza per chi chiede di partecipare e che risultato positivo si ipotizza lo Studio possa trarre (marketing, charity…).

“Beh 200 parole per me erano troppe poche per descrivere cosa voleva dire per me questa regata, ma dopo infiniti tentativi, cancellature e inserimenti, ho premuto il tasto e l’email è partita!” Qualche giorno dopo la risposta: Beatrice ha passato la selezione insieme ad altri due dello Studio e le tre application sono al quartier generale della Clipper Race cui spetta la decisione finale. “Non stavo più nella pelle- ricorda Beatrice – e poi ho ricevuto la telefonata più bella delle mia vita: Clipper aveva deciso di prendere me! Non ci potevo credere!!! Sono riuscita a realizzare un sogno e tutto grazie a Hill Dickinson che mi dava questa possibilità sponsorizzandomi e concedendomi il Time Off Work di cui avevo bisogno.” Erano previste infatti tre settimane non consecutive di training nel Solent e poi un ulteriore mese tra preparazione a New York e traversata atlantica vera e propria.

IL TRAINING NEL SOLENT
La prima delle tre settimane di training per Beatrice è molto intensa. Le barche usate sono le veterane che hanno corso nel 2011/12. La giornata tipo prevede colazione alle 7 e inizio dei lavori alle 7.30. Si è divisi in coppie e il ruolo cambia ogni giorno: mother (ti occupi di pasti e pulizie), navigator (ascolti il bollettino meteo per la giornata e con lo skipper parli della rotta per quel giorno), engineer (controlli a motore e generatore). Alle 8 tutti fuori per armare la barca! Le vele che di solito “dormono” ai piedi dell’equipaggio, vengono portate fuori, aperte, sistemate e poi issate fuori dal porto! Appena pronti si inizia con le manovre. Virate, strambate, recupero uomo a mare, mettere e togliere mani di terzaroli, cambi delle vele di prua, e via elencando. Poi si rientra in porto, si sistema la barca, si cena, si partecipa al debriefing sulla giornata e alla lezione serale e verso le 9 di sera via libera per una doccia al Marina e, per chi ha ancora energia, birra al pub .” Il tutto in un’atmosfera semplicemente fantastica!” sottolinea Beatrice. I turni di guardia, di 3 o 4 ore, entrano nel training nella seconda e terza settimana, in cui si naviga ininterrottamente per sei giorni e si riserva il settimo alle “grandi pulizie”.

Non nascondo di aver avuto dei momenti di crisi – racconta Beatrice – forse per la stanchezza, per la mancanza di possibilità di avere un attimo per me stessa, per non potersi fare una doccia o usare l’acqua dolce in bagno, per dover cucinare piegati dal vento lottando contro la nausea, o per l’incubo di dover andare in bagno durante la notte, come dire: uscire dal sacco a pelo, scavalcare le vele, raggiungere il wc, tornare a letto, rinfilarsi nel sacco a pelo, cercando di non svegliare nessuno! Cose che avevo sottovalutato. Ma i diversi equipaggi di cui ho fatto parte sono stati tutti semplicemente fantastici, e skipper e mate super simpatici e soprattutto molto preparati! Alla fine della settimana avevamo legato tra noi veramente tanto. D’altronde dormendo insieme e non avendo spazio per cambiarsi, era inevitabile che alla fine ci si conoscesse benissimo! La cosa più bella però era lo spirito che ci accomunava , l’eccitazione per questa avventura, le stesse paure di non farcela o di non sentirsi all’altezza, la stanchezza o la voglia di fare semplicemente un pisolino per mezz’ora! Eravamo davvero tutti sulla stessa “barca” e tutti ci aiutavamo a vicenda! Le persone che ho conosciuto sono diversissime tra loro, con professioni estremamente varie, ma tutte con storie interessanti da raccontare. E poi lo spettacolo dei tramonti e delle albe, del mare calmo e del mare agitato, della notte passata all’ancora e del risveglio circondati dalla nebbia tanto da non vedere a un metro dal proprio naso! Io sapevo già andare a vela, ma il training mi ha davvero dato una marcia in più! Mi ha dato confidenza, mi ha fatto apprezzare il lavoro di gruppo, mi ha fatto crescere come persona e mi ha fatto apprezzare i piccoli lussi della vita! Sapevo che sarebbe stata una bella esperienza, ma mai avrei pensato che sarebbe stata così unica. E ancora devo fare la regata”

LA MISSION
“Questa esperienza per me è davvero unica e so che mi segnerà per sempre – sottolinea Beatrice- perciò in questo contesto è importante per me pensare anche agli altri. Vorrei farlo raccogliendo fondi per l’AIRC, Comitato Liguria, per poter dare, anche nel mio piccolo, un contributo. Questa causa era molto importante per mia nonna e io voglio continuare il fantastico lavoro fatto da lei e che da poco lei, purtroppo, ha dovuto interrompere.”
Per le donazioni: c/c intestato ad Airc – Comitato Liguria n° 919856
IBAN: IT08T0333201400000000919856
BANCA PASSADORE – Sede Centrale di Genova – via Vernazza, 27
PER OGNI BONIFICO E’ NECESSARIO INDICARE: Nome – Cognome e/o Ragione Sociale – Indirizzo
Causale “Beatrice a vela per AIRC”

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