Con il fallimento della Porto di Imperia spa, società partecipata al 33% da Comune di Imperia, Acquamare di Francesco Bellavista Caltagirone e una cordata di imprenditori locali, si prospetta un’estate “calda” di cause e contenziosi.
IL PROBLEMA IPOTECA…
Revocato il regime concordatario (che era stato emesso per salvare la società dal fallimento) che vedeva come amministratore unico Giuseppe Argirò, il porto turistico dovrebbe tornare a essere un bene pubblico, con tutte le insidie del caso: in primis quella relativa all’ipoteca. Una volta che le banche presenteranno il conto e i curatori faranno opposizione, sarà scontata la nascita di una vertenza da risolvere a livello giudiziario.
…E DEI POSTI BARCA
E nel frattempo i lavori mai terminati nel porticciolo sognato da Caltagirone e Scajola potrebbero paralizzarsi. Infine, e questo interessa maggiormente i diportisti, chi aveva acquistato un posto barca (finanziando di fatto la realizzazione dell’approdo) rischia di perdere soldi e ormeggio. Già l’anno scorso erano arrivate le prime cause ad Acquamare, soprattutto da parte dei proprietari di posti barca di maggiori dimensioni, come il “re dei bulloni” Reinhold Würth (proprietario dello yacht “Vibrant Curiosity”, 85 metri di barca)
LE CAUSE DEL FALLIMENTO
La sentenza di fallimento, arrivata dopo che lo scorso 14 maggio il tribunale collegiale di Imperia, ascoltato Argirò, si era preso alcuni giorni per decidere sulla revoca del concordato, è frutto del dissesto economico della società partecipata: un dissesto riconducibile, secondo gli inquirenti, proprio agli accordi tra la spa stessa e Acquamare (con Caltagirone a processo a Torino con l’accusa di truffa ai danni dello Stato proprio per i lavori di costruzione del porticciolo), e quantificabile in 280 milioni di debiti con le banche, che hanno l’ipoteca sulla struttura portuale. Inoltre la società ha un contenzioso con l’Agenzia delle Entrate per 140 milioni di euro di tasse evase.
C’E’ UNA VIA DI USCITA?
Si potrebbe uscire dalla spinosa situazione soltanto con l’ingresso di un grande imprenditore che, accordandosi con le banche, potrebbe far richiesta al Comune di Imperia per il rilevamento dell’intero pacchetto di quote. Alcuni anni fa Paolo Vitelli di Azimut aveva mostrato interesse: solo ipotesi, quindi. Prepariamoci a un’estate di fuoco.
2 commenti su “Fallita la Porto di Imperia spa, si aprono nuovi (e brutti) scenari”
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certo che in italia non si riesce mai a porre fine ai casini, questo sarebbe un bel porto