Menorca Maxi, la regata a bordo di un Wally 80 VIDEO e FOTO
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Mi sveglio all’alba, rapito dal paesaggio che ho la fortuna di ammirare dalla finestra della mia camera d’albergo. Sono a Mahón, alle Baleari, dove Wally e J-Class sono protagonisti nella Menorca Maxi: barche da sogno, in un luogo da sogno. Il porto naturale minorchino è uno spettacolo, al mattino presto, e meriterebbe una visita approfondita ma non c’è tempo: ho rotto talmente le scatole all’ufficio stampa dell’evento, che sono riuscito a farmi imbarcare per la regata costiera odierna: 31 miglia dall’uscita dell’insenatura di Mahón fino alla Isola de l’Aire (davanti a Punta Prima, a sud-ovest di Minorca) e ritorno. Avrei voluto essere ospitato su un J-Class, per provare le emozioni della vela d’antan, ma non c’erano posti disponibili e mi sono dovuto “accontentare” del Wally Tango G, un bellissimo 80 piedi del 2006 di recente ottimizzato per il mondo delle regate dopo un passato da leisure boat.
TANGO G
Tango G è una versione a tre cabine del Wally 80 (la cui architettura navale è a cura di Farr Yacht Design) nata come performance cruiser dagli importanti volumi interni (realizzati in collaborazione con Lazzarini Pickering Design). Come ogni barca sfornata dal cantiere di Luca Bassani, è improntata all’easy sailing e alla facilità di conduzione in equipaggio ridotto: ci sono solo 4 winch nell’ampio pozzetto, dedicati a drizze, randa, fiocco e gennaker. Lungo 24 metri (e largo 5,96), pesca 4 m e ha un dislocamento di 433,5 tonnellate, con scafo in composito di carbonio pre-impregnato. La superficie velica è di 321 mq.
BELIN, POTEVI DIRLO SUBITO!
La giornata si preannuncia interessante: vento da nord-ovest, dai 10 ai 14 nodi. Io mi presento in banchina con il mio zainetto munito di macchina fotografica, ipad e armamentario da “media-man” convinto di poter realizzare video e foto a bordo ma mi rendo subito conto che in regata sarà molto difficile, la coperta “flush” del Wally offre pochi punti di appoggio. Mi presento all’equipaggio, è tutto un “nice to meet you”, “I’m Eugenio” e via dicendo, salvo poi scoprire che la maggior parte del team è costituito da italiani, anzi, da liguri come me: “Belin, potevi dirlo subito”, mi dice il genovese Paolo Torre. Riconosco anche Edoardo Bianchi, due volte olimpico sui Tornado e mio vecchio amico ai tempi delle regate in 420. Mentre ci prepariamo alla regata, riesco giusto a fare qualche ripresa con il mio tablet, poi si fa sul serio, l’acqua invade la coperta (prossimo acquisto: una custodia impermeabile da tablet su Nauticplace!) e devo limitarvi a scattare qualche foto con il cellulare nei momenti di “calma”. “La nautica – scherza un membro dell’equipaggio – è uno sport che dovrebbe essere praticato sul divano di casa, all’asciutto”.
VIDEO – CI SI PREPARA ALLA REGATA
LA VELA È SEMPRE LA VELA
“Five minutes, guys!”, urla il tattico francese. Tra 5 minuti si parte: siamo davanti all’imboccatura dell’insenatura di Mahon, assieme agli altri 8 Wally partecipanti (tra cui lo splendido 100 piedi Magic Carpet 3 di Lindsay Owen-Jones) e ai tre J-Class Hanuman (la replica di Endeavour II), Lionheart e Ranger. L’armatore della barca, il libanese Sharif Suki, è al timone: la classe Wally prevede l’obbligo dell’owner-driver, mi spiegano i miei compaesani. La partenza è una vera zuffa, mi soffermo divertito a guardare i ricchissimi armatori mentre si mandano a quel paese proprio come nelle regate di derive: la vela è sempre la vela, a qualsiasi livello la si pratichi.
DEI FULMINI DI POPPA
Non partiamo benissimo, coperti da Magic Carpet che subito sguiscia via forte della sua lunghezza maggiore e mentre il resto della flotta prende il lato sinistro del campo, noi ci troviamo a tentare un primo stocchetto a dritta. Di bolina la barca arriva a 9-10 nodi (con 13-14 di reale), ma la prua non è il massimo e giriamo la prima boa in nona posizione. Su nove barche. “Poco male”, mi dicono, “alle portanti siamo dei fulmini”. Ed è vero: durante il lungo lato di poppa, fino alla Illa de l’Aire, camminiamo forte sotto gennaker recuperando metri e posizioni: quando giriamo la boa e riprendiamo la bolina, abbiamo superato Ryokan, la nostra gemella, e il 94 piedi Kenora, e siamo a uno sputo da J-One, l’ex Magic Carpet, anch’esso lungo 24 metri.
LA BOLINA VERSO MAHON
L’equipaggio a bordo lavora sodo, è un continuo regolare le vele e spostare i pesi alla ricerca del passo migliore. Di bolina però Ryokan e Kenora si rifanno sotto, sono veramente a uno sputo. Non ci perdiamo d’animo e riusciamo a girare la boa una lunghezza davanti a Ryokan, e ci tranquillizziamo: la poppa è il nostro forte e resta da fare una breve tratta fino all’imboccatura del porto naturale di Mahon. Nonostante provino in ogni modo a coprirci, sotto gennaker guadagniamo quei metri necessari per tagliare l’arrivo tranquilli. Con il calcolo dei tempi compensati, chiudiamo in quinta posizione, dietro a Ryokan che paghiamo qualche minuto.
Eugenio Ruocco
LA CLASSIFICA DELLA COSTIERA
1. Magic Blue
2. J-One
3. Sensei
4. Ryokan 2
5. Tango G
6. Magic Carpet 3
7. Galma
8. Open Season
9. Kenora
(foto di copertina di Jesus Renedo)
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