Eric Tabarly, ricordo di un mito a 50 anni dalla vittoria della Ostar
IL REGALO PERFETTO!
Regala o regalati un abbonamento al Giornale della Vela cartaceo + digitale e a soli 69 euro l’anno hai la rivista a casa e in più la leggi su PC, smartphone e tablet. Con un mare di vantaggi.
Cinquant’anni fa, Eric Tabarly, considerato il più grande velista francese di tutti i tempi, vinceva la Ostar del 1964 a bordo del ketch di 44 piedi Pen Duick II, impiegando 27 giorni, tre ore e 56 minuti. Quando arrivò a Newport, in Rhode Island, (la meta della mitica regata organizzata dall’Observer, con partenza a Plymouth), l’allora 32enne Tabarly non sapeva di avere vinto: non aveva utilizzato la radio durante tutta la traversata.
EROE IN FRANCIA
Inoltre il pilota automatico lo aveva abbandonato all’ottavo giorno di navigazione, costringendolo a turni al timone massacranti. In Francia divenne una leggenda, tanto che il presidente De Gaulle lo insignì della “Legion d’Honneur”, massimo riconoscimento per i transalpini. E pensare che inizialmente Eric rifiutò, perché la cerimonia coincideva con il giorno di riverniciata della sua barca! Quando De Gaulle rinnovò il suo invito, gli scrisse che sarebbe stato onorato della sua presenza, “sempre che la marea lo consentisse”.
UNA SERIE DI SUCCESSI E DI INNOVAZIONI TECNOLOGICHE
Nel 1967 segna un record ancora imbattuto: assieme a un equipaggio che annovera il giovanissimo Olivier de Kersauson, vince, a bordo del Pen Duick III (innovativa goletta in alluminio di 17 metri e mezzo) tutte le regate a cui partecipa, incluse Fastnet e Sydney-Hobart. Nel ’68 si lancia sui trimarani, ma l’avventura a bordo del Pen Duick IV si infrange in regata contro un cargo fuori rotta. Smaltita la delusione vuole confrontarsi con il Pacifico e mette a punto il Pen Duick V: sovrainvelata, ultraleggera e con la zavorra liquida mobile vince la transpacifica in solitario da San Francisco a Tokyo in 39 giorni.
LA SFORTUNATA WHITBREAD DEL ’73
Nel 1973 Tabarly a bordo del Pen Duick VI (ketch di 22,25 metri) prende parte alla Whitbread, il giro del mondo a tappe oggi diventato Volvo Ocean Race. Una sfida che Eric perderà, a causa delle numerose avarie: il motore si rompe quasi immediatamente, l’albero cede nel corso della prima tappa, da Portsmouth a Cape Town. Tabarly deve puntare verso il Brasile per recuperare un altro albero, che si rivela però troppo lungo di un metro e mezzo… Nonostante questi problemi si impone nella seconda tappa. Ma una seconda rottura dell’albero, durante la tappa di Capo Horn, interrompe ogni sogno di gloria.
IL TRIONFO ALLA OSTAR DEL 1976
Tabarly non demorde, e addirittura lancia una nuova sfida, che sembra impossibile: si iscrive alla Ostar del 1976. Portare in solitario un ketch Marconi di 22 metri concepito per essere manovrato da quattordici persone? Pura follia, si mormora sulle banchine. Tabarly, come suo solito, non ascolta e si prepara modificando la coperta, così da rimandare scotte e drizze ai winch in pozzetto, sviluppa un sistema di idrogeneratore da abbinare ai pannelli solari, realizza dei terzaroli sui genoa, ma soprattutto utilizza la calza per ammainare lo spi senza che tocchi l’acqua. La regata si rivela un vero inferno: su 120 barche partite, quaranta si ritirano e due marinai scompaiono. Si teme, in assenza di comunicazioni, che anche Tabarly, scontratosi con ben cinque depressioni, abbia avuto la peggio. Invece, all’alba del ventitreesimo giorno di regata, dalla nebbia davanti a Newport, appare proprio, primo fra tutti, il Pen Duick VI. è il trionfo che lo consacra nell’olimpo della vela. Negli anni successivi questo ketch diventerà una vera e propria scuola per marinai del calibro di Titouan Lamazou, Olivier Petit, Jean Le Cam e Alain Collet.
LE ULTIME REGATE E LA MORTE TRA LE ONDE
Nell’86 chiede aiuto ai soccorsi per la prima volta, è durante la Route du Rhum dove sta affondando a bordo del maxi trimarano Cote d’Or. Nel ’97 a bordo di un Open 60, Aquitaine Innovation, vince la Transat Jaques Vabre, stabilendo il record di longevità agonistica. Al largo di Milford Haven, mentre navigava sul suo adorato Pen Duick I (il suo vero amore, disegnato da William Fife III nel 1898), nel 1998, cade in acqua e scompare tra le onde. Adieu.
Condividi:
Sei già abbonato?
Catamarani fuori dal coro per il 2025: guarda questi modelli
Catamarani 2025: quattro multiscafi per crociere da sogno
Ultimi annunci
I nostri social
Iscriviti alla nostra Newsletter
Ti facciamo un regalo
La vela, le sue storie, tutte le barche, gli accessori. Iscriviti ora alla nostra newsletter gratuita e ricevi ogni settimana le migliori news selezionate dalla redazione del Giornale della Vela. E in più ti regaliamo un mese di GdV in digitale su PC, Tablet, Smartphone. Inserisci la tua mail qui sotto, accetta la Privacy Policy e clicca sul bottone “iscrivimi”. Riceverai un codice per attivare gratuitamente il tuo mese di GdV!
Può interessarti anche
Addio a Mauro Morandi, l’eremita “guardiano” dell’isola di Budelli
Si è spento a 85 anni Mauro Morandi, ex insegnante di educazione fisica originario di Modena, che per 32 anni ha vissuto sull’isola di Budelli, in Sardegna, in completa solitudine come un moderno Robinson Crusoe. A 85 anni è morto
Risolto il mistero del Pogo 50 “fantasma” arenato a Cefalù
Lo scorso 7 dicembre una barca a vela di 15 metri in buone condizioni ma senza equipaggio si è arenata nella spiaggia di Cefalù, in Sicilia. Dopo un’ispezione a bordo e una serie di accertamenti la Guardia Costiera ha identificato
Come si va in crociera in barca a vela sul Lago Maggiore
Capita spesso di raccontare di avventure, regate e traversate al limite del verosimile, esperienze “salate”, per così dire. Meno, però, capita che si parli di laghi. Eppure la vela non è certamente estranea alla tradizione lacustre, e non parliamo solo
Replica di nave vichinga fa naufragio: muore archeologa a bordo
L’archeologa di 29 anni Karla Dana è morta nel corso della spedizione “Legendary Viking Voyage” dalle Isole Faroe alla Norvegia a bordo di una replica di una nave vichinga che si è ribaltata per il maltempo. Doveva essere un viaggio