INTERVISTA Andrea Mura, il nostro Velista dell’Anno, si prepara alla Route du Rhum
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Vento di Sardegna si prepara alla Route du Rhum. L’imbarcazione di Andrea Mura è in secca nel porto di Cagliari per i lavori di manutenzione e restyling: la stesura dell’antivegetativa sullo scafo è stata un’operazione particolarmente complessa, perché è stato necessario realizzare un capannone posizionando 25 container intorno all’Open 50 per proteggerlo dal vento durante la verniciatura. Per l’alaggio sono servite tre gru. Vento di Sardegna ne avrà ancora per 4-5 settimane: adesso inizieranno i lavori di centraggio e alleggerimento, per rendere la barca, già tirata all’osso, ancora più performante. E chissà che Mura non riesca a bissare il successo ottenuto nel 2010 alla Route du Rhum. A proposito, ne approfittiamo per pubblicare la lunga intervista che abbiamo realizzato con lo skipper sardo in occasione del TAG Heuer VELAFestival, dopo averlo insignito del premio di Velista dell’Anno 2014.
ANDREA MURA, IL MARINAIO CON LA TESTA DURA
Si dice che i sardi abbiano la testa dura. Ed è proprio grazie alla tenacia che Andrea Mura è riuscito coronare il suo sogno di velista oceanico capace di bagnare il naso ai francesi e agli inglesi nelle più impegnative regate transatlantiche. La vittoria in reale alla OSTAR 2013, che gli è valsa il premio di Velista dell’Anno 2014, è solo l’ultimo tassello di un palmares da Olimpo della vela. Nato a Cagliari il 13 settembre 1964 ha una lunga e prestigiosa storia sportiva: otto anni di Squadra Nazionale FIV, tre campagne olimpiche, una di Coppa America come randista sul Moro di Venezia. Nel 2007, ha messo in acqua l’Open 50 Vento di Sardegna, inizia il suo percorso di oceanico. Nel mirino di Mura, tra le altre, sono finite la Route di Rhum, vinta nel 2010, la Twostar e la Québec-Saint Malo nel 2012, oltre alla succitata OSTAR.
IL NEMICO NUMERO UNO PER UN VELISTA? NON È LA BURRASCA, MA IL DIO DENARO
Non aspettatevi racconti da velista romantico in stile Moitessier se chiedete ad Andrea Mura il momento più difficile della sua storia sportiva. Vi risponderà così: “L’infinita ricerca del budget. In questi anni ho vissuto dei momenti drammatici, in cui ho visto la mia sicurezza economica morire. Stavo finendo gambe all’aria, in fallimento totale. La passione ti porta a fare delle scelte che la ragione ti sconsiglia, scelte che ho rischiato di pagare molto care. Una volta avviato il progetto Vento di Sardegna, avevo delle sponsorizzazioni in via di definizione quindi ho coperto le spese di acquisto della barca di tasca mia, con la sicurezza che i soldi sarebbero rientrati, ma c’è stato chi non ha tenuto fede ai propri impegni. Mi sono ritrovato con otto mesi di autonomia economica, poi avrei perso tutto quello che avevo. Sarei tornato a vivere a casa dei miei genitori, come un quindicenne, non mi sarei potuto permettere neanche una bicicletta”. Ma poi, con grandi sacrifici, si è rimesso in sesto. “Lo dico a voi che decidete di intraprendere il mio percorso: credeteci, credeteci sempre. Spendete fino all’ultimo centesimo per inseguire il sogno. La grande impresa per me, ogni volta, è riuscire ad arrivare sulla linea di partenza, mettere insieme delle persone, un progetto, una squadra, dove i rapporti umani sono alla base di tutto. Non faccio il velista oceanico perché me l’ha ordinato il medico, ma perché ci credo. Potrebbe sembrare brutto soffermarsi sulle questioni economiche, ma questa è la realtà dei fatti in Italia. Un problema che hanno tutti i miei colleghi, ma io forse sono andato un po’ oltre”.
IO E IL MARE PARLIAMO LA STESSA LINGUA
Si, ok, ma navigare? “Navigare è un gioco, la mia lingua. Il mare è la mia vita. Quando sono là da solo, in oceano, so affrontare le burrasche e le avarie, non ho problemi. La mia unica paura è quella di perdere la regata, qualora mi cadesse in testa l’albero, o dovessi cozzare contro un container. Sono un regatante puro, per cui io vado in mare per vincere”. Come i suoi miti, “Russell Coutts e Paul Cayard, che mi ha insegnato tantissimo quando ero sul Moro di Venezia”. Tra i navigatori oceanici Mura ama particolarmente Michel Desjoyeaux, perché “ha creato un nuovo modo di andare in barca”. Il suo sportivo preferito (avevate dubbi?) è Gigi Riva, storica bandiera del Cagliari.
LA ROUTE DU RHUM E IL SOGNO VENDÉE GLOBE
E se l’Italia riuscisse finalmente a mettere in piedi un team per partecipare alla Volvo Ocean Race? “Mi piacerebbe farne parte – spiega il velista sardo – ma solo se si trattasse di un progetto serio, perché la VOR è una regata che va affrontata bene. Ripeto, non sono il tipo che va in oceano a far numero”. Nella testa di Mura c’è il Vendée Globe: “Quando ho acquistato Vento di Sardegna, avevo già in mente una mia futura presenza al Vendée. Speriamo di riuscire a trovare il budget per acquistare un Imoca 60. Ma che sia ‘in bolla’. Apprezzo moltissimo Alessandro Di Benedetto, che ha partecipato alla regata con grande umiltà, ma per come sono fatto io non mi sarei lanciato in quel progetto senza essere sicuro della mia competitività”. In attesa di trovare i fondi per il giro del mondo in solitario (“non è il caso di lanciare sfide, parlerò quando avrò qualcosa di concreto in mano”), Mura si prepara alla Route du Rhum 2014, “l’unica regata a cui posso partecipare con il mio vecchio ma fidato Open 50. Spero di bissare il successo del 2010: è un evento mediatico pazzesco, seguitissimo in Francia, secondo soltanto per ‘share’ ai Mondiali di calcio”.
(foto di Roberto Cosentino)
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