Scopriamo da questa foto che uno dei punti di forza del Laser, oltre alla sua facilità di trasporto e di armo, è la duttilità. Quale altra barca potrebbe diventare comodamente un tavolino su cui bersi un drink?
STORIA DI UNA BARCA BELLA, VELOCE E IMMORTALE
Più che di monotipia, nel caso del Laser si può parlare di dogmi incontrovertibili. Gli scafi prodotti al giorno d’oggi sono uguali, in tutto e per tutto, a quella veloce imbarcazione “da spiaggia” progettata nel 1971 dal designer canadese Bruce Kirby. Che mai si sarebbe sognato di vedere la propria idea di deriva “ready-to-go” riprodotta in quasi 200mila esemplari distribuiti in 140 paesi del mondo. La chiave risiede nell’estrema facilità di armo: l’albero, un vero e proprio “palo” composto da due parti, si inserisce direttamente nel bicchierino di prua, dopo avervi inferito la vela. Di sartiame neanche l’ombra. Inoltre, lo scafo lungo 4,23 metri, largo 1,37 m e pesante 56,7 chili, può essere comodamente caricato sul tetto della propria auto. Se poi aggiungiamo il fatto che, in acqua, la sua conduzione richiede eccezionali doti tattiche, tecniche e fisiche, soprattutto con vento sostenuto (è uno scafo velocissimo: recentemente Jesse Andrews, laserista hawaiiano, ha fatto registrare a Honolulu la punta record di 16,8 nodi, ma c’è chi è convinto che si possa far meglio), c’è da stupirsi che il Laser sia diventato classe olimpica solo dai Giochi di Atlanta ’96. Oltre al Laser originario, definito Standard, che ha una randa di 7,06 metri quadri (ed è consigliabile per i velisti al di sopra dei 70 kg), esistono due versioni a superficie velica ridotta: il Laser Radial (5,76 mq), che nel 2008 ha sostituito l’Europa come classe olimpica singola femminile, ideale per timonieri dal peso tra i 55 e i 70 kg, e il Laser 4.7 (il numero sta ad indicare la metratura della vela), particolarmente indicato per i giovani al di sotto dei 55 kg. A fronte della riduzione di “tela”, lo scafo rimane sempre lo stesso, rendendo agevole ed economico il passaggio da un Laser all’altro.
I MIGLIORI DI SEMPRE
Di Robert Scheidt, “el Demolidor” brasiliano, ne nasce uno ogni cento anni. Ma il Laser è una fucina d’assi, tra i quali figura anche l’inglese Ben Ainslie, che conquistò un oro olimpico a Sydney 2000. Anche l’Italia può vantare una medaglia di bronzo olimpica: a vincerla, nel 2008, l’italo-argentino Diego Romero, con i colori del piccolo Circolo Nautico Sturla di Genova. Gli altri azzurri a cimentarsi ai Giochi sono stati Francesco Bruni, 12° a Savannah nel 1996, e Diego Negri, 8° a Sydney nel 2000 e 13° ad Atene 2004. Per quanto riguarda il Laser Radial, alle Olimpiadi di Qingdao, vinte dalla statunitense Anna Tunnicliffe, l’Italia ha ottenuto un 19° posto con la triestina Larissa Nevierov. Il “fenomeno” attuale è l’australiano Tom Slingsby.
CANTIERI, VELERIE E REGATE
Il Laser è prodotto da Laser Performance, che opera in regime di monopolio. Le vele ufficiali, fornite con lo scafo, sono ideate dall’ILCA (International Laser Class Association). Come accade per ogni classe olimpica, nell’ambito del Laser sono di grande importanza gli appuntamenti delle settimane di Hyères, Medemblik, Palma e Riva del Garda, oltre alla Miami Rolex Cup. In Italia, le altre manifestazioni imperdibili sono il CICO (campionato italiano) e l’Italia Cup, circuito di 4 regate nazionali.