La storia di Alex Carozzo, il sognatore
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Arrivo trafelato a Lerici, temendo di essere in ritardo. L’ho inseguito per mesi, e ora non me lo voglio far scappare. Alex Carozzo, che ho provato a contattare telefonicamente, via mail, tramite un suo assistente ma senza successo, è nella cittadina ligure per parlare della sua nuova avventura: a 81 anni suonati è intenzionato a partire, con una barca a vela di 9,60 metri in compensato marino che si è interamente autocostruito in due anni e mezzo a San Felice del Benaco (Brescia), alla volta delle Galapagos. Salpando da Venezia e passando per lo stretto di Panama, 6000 miglia in totale. Leggendo un vecchio portolano inglese, una trentina di anni fa, Carozzo era stato colpito da alcuni toponimi sulla cartografia di San Cristobal, l’isola principale dell’arcipelago delle Galapagos: Punta Lido, Frangente degli Schiavoni, Punta Malamocco. Nomi tipicamente veneziani. E lui, tipicamente veneziano (anche se nato a Genova) e curioso, ha compiuto alcune ricerche scoprendo che i “battesimi” di tali luoghi sono il risultato di una spedizione scientifica compiuta nel lontano 1884 dalla corvetta a vapore di 80 metri Pier Vettor Pisani, ultima nave oceanografica in legno realizzata a Venezia. Da qui il sogno di ripercorrere la rotta per portare una testimonianza e lasciare nuovamente il segno. Ma perché ha aspettare 30 anni? “Lo faccio ora – mi racconta al tavolino di un bar in piazzetta a Lerici, gli occhiali a specchio, la barba bianca e il fisico di un ragazzino – perché prima ho fatto altre cose”. E sono proprio le “altre cose” portate a termine da Alex che mi fanno capire la persona che ho davanti. Appena troverà i fondi, partirà subito per le Galapagos, e ci arriverà anche. Non si tratta di vaneggiamenti di un vecchio rimbambito, ma dell’ultima traversata di un grandissimo uomo di mare.
ALEX E IL PACIFICO
Alex Carozzo nasce a Genova nel 1932, ma si trasferisce a tre anni nella Serenissima, dove frequenta l’istituto nautico e l’Accademia navale per poi entrare nella Marina Mercantile come ufficiale di rotta. Negli anni ’40, intanto si era avvicinato alla vela per la prima volta frequentando la Compagnia della Vela di Venezia, salendo su Snipe, Star e 5.50. “Non sono andato a scuola di navigazione – racconta – quello che so, l’ho imparato da autodidatta. Le cose, per impararle davvero, bisogna farle; altrimenti finisci per commettere gravi errori”. È così Alex. Concreto nell’animo. Nel 1965 diventa il primo navigatore solitario italiano: attraversa il Pacifico, da Tokyo a San Francisco, a bordo del Golden Lion, una barca che si era costruito durante i turni di riposo e con attrezzi di fortuna nella stiva di una nave americana su cui era imbarcato, il Liberty. L’anno successivo è l’unico italiano a partecipare, sul trimarano Tristar, alla prima Traspacifica per multiscafi (da Los Angeles a Honolulu).
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4 commenti su “La storia di Alex Carozzo, il sognatore”
Come faccio a leggere il servizio sul mese di Febbraio se oggi 8/02 non mi e’ ancora arrivata la rivista a cui sono abbonato?????
Comunque la storia di questo grande marinaio la conosco profondamente e nella biblioteca non manca un suo libro,
Auguri ed in c..o alla balena a questo rappresentante dell’Italia che naviga. Io ne ho 72 ed anche con il cuore rifatto con una valvola di PIG americano vado in barca in Grecia, Turchia, Tunisia oltre che in Italia.
Complimenti credo che se ilmgiornale apre una sottoscrizione per permettere ad Alex di togliersi questo desiderio quando ancora e’ ….giovane io contribuiro’, perche’ se lo merita,Mario Bellini “ANNA”
/
Bravo Alex. Se vuoi vivere è indispensabile FARE : a leggere ,guardare , parlare son bravi tutti….
bravo Alex……
Caro Alex, che sorpresa leggere di te su questa prestigiosa rivista…
Ops… scusa !!! Ma quale sorpresa… ti era dovuto !!!
Caro amico… un brindisi al Sunflower a Desenzano del Garda ???
Mitico !!!