Guardate qui sopra e inorridite, il relitto appena tirato su dal fondo è quello della barca di Coppa America (classe 12 m SI) “Renetta” disegnato nel 1939 da Alfred Mylne per sir William Burton. Giaceva abbandonato e affondato in Canada a Vancoover. Ora si trova, dopo essere stato smontato a pezzi e trasportato con un container in Germania a Flensburg, nel cantiere Robbe & Berking Classics dove verrà ricostruito e messo in vendita. Per chi fosse interessato ecco la mail: classics@robbeberking.de
Le tue informazioni non verrano mai cedute a terzi
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10 Comments
Beh, almeno potevano imbracarlo con un po’ più di cura……hanno sbriciolato mezzo fasciame !
E’ completamente marcia….non è buona neanche per il caminetto…..
viva i monoscafi!
ridotta maluccio.. di lavori ne servono parecchi direi
Ho visto una barca d’epoca “abbandonata” in un cantiere nel porto di Anzio … chissà se la conoscete…
In Canada sono abituati a tirar su dei tronchi! Purtroppo qui hanno pensato fosse la stessa cosa usando gli stessa cosa. Le cinghie triple con aggiunta di tavole tra cinghie di prua e quelle di poppa, avrebbero distribuito lo sforzo su una superficie , già debole, molto più grande preservando lo scafo. Poi ognuno la pensi come vuole. Se poi, invece, visto che doveva essere messa a pezzi dentro un container, la gru, forse, è servita a dare una mano? Speriamo che ritorni splendida!
In Canada sono abituati a tirar su dei tronchi! Purtroppo qui hanno pensato fosse la stessa cosa utilizzando la stessa tecnica. Le cinghie triple con aggiunta di tavole tra cinghie di prua e quelle di poppa, avrebbero distribuito lo sforzo su una superficie , già debole, molto più grande preservando lo scafo. Poi ognuno la pensi come vuole. Se poi, invece, visto che doveva essere messa a pezzi dentro un container, la gru, forse, è servita a dare una mano? Speriamo che ritorni splendida!
Forse il bulbo lo recuperano !
Il legno é eterno. Tornerà a navigare come tante altre splendide barche
Ma che faccia tosta……se avesse un tesoro nascosto nel cassoni di galleggiamento allora potremmo pensarci