Si spezza il loro Imoca 60. Due oceanici in salvo dopo una notte di paura
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Bernard Stamm e Damien Guillou se la sono vista davvero brutta. Stavano riportando l’Imoca 60 Cheminées Poujoulat dalle Azzorre verso la Francia (dopo aver partecipato, arrivando quarto, alla Transat Jacques Vabre), quando le condizioni meteo sono peggiorate. Venti tra 43 e 45 nodi e mare formato. Nel mezzo di un’onda, all’improvviso lo scafo si è spezzato e lentamente ha iniziato ad andare a piccolo. Dopo una notte interminabile diversi tentativi di salvataggio andati a vuoto, finalmente i due navigatori sono stati tratti in salvo da un cargo. Ecco la testimonianza che Bernard Stamm ha rilasciato al giornale francese Voiles et Voiliers.
Io e Damien ci trovavamo a 200 miglia dalla Cornovaglia e a 180 miglia nautiche da Brest. C’erano tra i 43 e i 45 nodi di vento, ma navigavamo agilmente alle portanti. Eravamo preparati a questo colpo di vento: avevamo la tormentina e quattro mani di terzaroli. Avevamo davvero il freno a mano tirato, ma in un’onda la barca si è spezzata in due, proprio davanti alle derive. L’albero non è caduto immediatamente. Abbiamo immediatamente chiuso tutti i boccaporti stagni e abbiamo subito chiesto aiuto, poi ci siamo organizzati per sopravvivere a bordo.
Siamo riusciti a fissare l’albero in modo che poggiasse nell’acqua e non colpisse ripetutamente lo scafo. Abbiamo raggruppato tutto il materiale di sopravvivenza. Non sapevamo neppure per quanto la barca sarebbe rimasta a galla…
Un Falcon 50 della base aeronavale di Hyères è arrivato in zona verso le 23.30. Ha coordinato il salvataggio prima di ricevere il cambio da un aereo della pattuglia marittima intorno alle sei del mattino. Nel frattempo, è stato tentato un salavataggio da parte di un elicottero inglese. Ci ha chiesto di mettere in acqua una zattera, ma non siamo riuscti mai ad allontanarci a sufficienza dalla barca. Era troppo pericoloso e continuavamo a sbattare contro lo scafo. Alla fine siamo stati costretti a risalire a bordo di Cheminées Poujoulat lasciando nella zattera quasi tutta la nostra acqua, le attrezzature di sopravvivenza, il telefono, i fuochi… Insomma, ci siamo sparati una grossa cartuccia…
Dall’elicottero ci hanno proposto di nuotare per recuperarci direttamente dall’acqua. Ma nemmeno questo ha funzionato. Ancora peggio, ho fatto davvero fatica a risalire a bordo dopo questo tentativo.
Poi, il cargo è arrivato e ha manovrato per mettersi al nostro fianco. Una cima ci è stata lanciata ma abbiamo rischiato di scontrarci contro la fiancata del cargo. Cheminées Poujoulat continuava ad affondare… l’equipaggio ci ha lanciato ina nuova cima mentre ci trovavamo a circa metà della fiancata: siamo risciuti ad afferrarla e a bloccare la barca. Ci hanno poi lanciato una scala di corda, ma ci ha colpiti violentemente. Io mi sono fatto ottanta metri nell’acqua, prima di riuscire a recuperare la cima. Damien nuotava a fianco al cargo e alla fine è riuscto anche lui ad afferrarsi. Era veramente pericoloso, perché il mare era davvero forte e la barca ormai quasi completamente affondata. Non rimaneva che una piccola parte della prua sopra il mare. Un’immagine davvero dolorosa per me. L’equipagio filippino del cargo MV Star Isfjpord che ci ha soccorso ha dimostrato una maestria eccezionale. Ci tengo a ringraziarli tutti. Grazie dal profondo del cuore.
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