Best of 2013 – Vincere una “lunga” con la tua barca? Certo che puoi!

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Negli anni ’90 in molti circoli velici ci si poteva divertire con Layline Skipper’s Game, un gioco da tavolo in cui i concorrenti, muniti di dado e pedina a forma di barca, si sfidavano su un percorso a bastone. Di recente è stato il lanciato il gioco da tavolo della 151 Miglia (la regata che si corre sul percorso Livorno-Marina di Pisa-Giraglia-Formiche di Grosseto-Punta Ala) dove ciascun giocatore ha un budget a disposizione per preparare la barca e deve fare in modo che la navigazione proceda senza rotture e imprevisti. Un avvicendamento ludico che ben fotografa la situazione attuale della vela in Italia e all’estero: oggi le regate costiere e a bastone registrano un inesorabile calo in termini di iscritti, mentre le cosiddette “lunghe” incrementano il proprio parco barche in barba alla crisi. Alla competizione adrenalinica si sostituisce il desiderio di avventura, alla figura del regatante puro viene preferita quella del marinaio e, last but not least, sussistono maggiori probabilità di vittoria anche per barche non di ultima generazione.

prodiere

LA FEBBRE DA REGATA LUNGA
Da qualche anno ormai la “febbre da regata lunga” ha colpito gli armatori, e la tendenza è confermata dai numeri. La succitata 151 miglia, nel 2010, anno della sua nascita, ha visto 53 barche al via, che sono diventate 83 nell’ambito dell’edizione successiva e 114 nel 2012: quest’anno (si parte il 30 maggio) i numeri potrebbero ulteriormente crescere. Alla scorsa edizione della Giraglia hanno preso parte 201 imbarcazioni mentre sono stati 74 gli scafi che si sono schierati sulla linea di partenza della Trieste-San Giovanni in Pelago-Trieste. E ancora: 124 barche alla ultima Brindisi-Corfù, 57 alla Roma per 2 e per Tutti, 48 alla Est 105 (sulla rotta Bari-Herceg Novi, in Montenegro), 62 alla Lunga Bolina – Trofeo Wind andata in scena i primi di maggio. Si tratta solo di alcuni esempi a conferma del fatto che, tra gli armatori, è tornata la voglia di navigare. E qualcuno si è spinto ancora più in là del Mediterraneo: alla ultima ARC (3.300 miglia da Las Palmas di Gran Canaria a Rodney Bay, a Saint Lucia) c’erano ben 15 barche italiane. Non si tratta di una “malattia” nazionale, perché il trend si ripete all’estero: pensate che sono bastate solo 24 ore per esaurire i posti disponibili (300) al Fastnet 2013. Il Comitato di Regata si è visto costretto ad ampliare il numero delle iscrizioni a 340, e con IMOCA 60, Mini e multiscafi si arriverà a quota 380.

quantomancaCHIUNQUE SE LA PUO’ GIOCARE
A differenza delle regate a bastone, dove ormai è necessario montare giochi di vele ultratecnologici e imbarcare velisti professionisti a bordo per portare a casa il risultato, su un percorso lungo (definiamo “lunga”, per comodità, una regata di oltre 100 miglia) entrano in gioco diversi fattori che rendono la classifica molto più aleatoria. In primis le condizioni meteo, che fanno sì che nessuno, al via, possa dichiararsi battuto in partenza: una scelta tattica azzeccata, o un semplice colpo di fortuna, possono valere molto di più dei compensi ORC e IRC premiando una barca che, sulla carta, è in grado di esprimere performance inferiori rispetto a un’altra. Di imbarcazioni “scavafango” (non si offendano i rispettivi armatori) vincitrici a sorpresa ai danni di bolidi da regata se ne possono contare a bizzeffe. Due anni fa alla Giraglia stupì il trionfo in ORC da parte dell’Hallberg Rassy 41 Gianin VI di Pietro Supparo: una barca progettata alla fine degli anni ’60 con tanto di pesantissima ancora a prua, armamento a 2 alberi, rollafiocco, 300 bottiglie d’acqua caricate a bordo. Il segreto? Una combinazione tra bravura dell’equipaggio, condizioni meteo (la barca soffriva molto l’onda ma in quell’edizione il mare è sempre stato calmo) e un rating favorevole rispetto agli avversari: soprattutto nel sistema ORC, è facile che gli scafi datati possano contare su compensi vantaggiosi. In pratica, ti puoi permettere di arrivare ore dietro a barche più agguerrite e batterle nella classifica finale. Sempre alla Giraglia è legato il nome di Alabianca, Polaris 33 del 1984 che ha partecipato a ben 18 edizioni: l’armatore, Camillo Capozzi, ha vinto in Overall e in CHS (un regolamento di stazza precedente all’IRC) nel 1997 e nel 2006, in divisione B nel ’93 e nel ’96, le costiere e la combinata nel raggruppamento B nel 2009. Il suo equipaggio è pressoché sempre lo stesso, dorme in barca e dispone di un solo genoa grande, un fiocco olimpico d’antan e la cosiddetta alga, un fiocco da vento recuperato da una barca affondata. La vittoria di una regata lunga è alla vostra portata: basta preparare adeguatamente la barca in termini di sicurezza, condividere il pozzetto con un equipaggio collaudato e di cui vi fidate, privilegiare il lato marinaresco rispetto a quello di regatanti e, Eolo permettendo, potrete togliervi qualche soddisfazione vivendo nel contempo un’esperienza che racconterete a figli, nipoti e pronipoti. Il racconto della regata, il confronto con gli altri compagni di avventura è sicuramente un altro importante ingrediente del successo che stanno vivendo le regate d’altura.

Come_si_vince_la_giraglia
Trovate il libro di Davide Besana su Nauticplace.com

VINCERE LA GIRAGLIA A BORDO DI UNA “CASSAPANCA” Vi abbiamo convinto? Non fossero stati sufficienti i casi citati, chiameremmo al banco dei testimoni il vignettista-velista Davide Besana, uno che alla Giraglia, a bordo di quella che egli stesso definisce una “cassapanca” (Midva, un Three Quarter Ton di 10,61 metri del 1982 progettato da Ron Holland e costruito da Petronio e Pecarich in legno lamellare), ha fatto primo e secondo nella lunga del 2010 e 2011 e ha vinto le combinate di entrambe le edizioni. E ci ha anche scritto un libro, intitolato semplicemente “Come si vince la Giraglia” (le vignette che vedete sono solo alcune delle tante che arricchiscono il volume): un manuale dal quale carpire utili consigli sulla preparazione della barca e dell’equipaggio validi per ogni regata d’altura (carena, vele, sicurezza, turni, cambusa e molto altro) ma che, soprattutto, trasuda di emozioni. Scrive Besana, ricordando le fasi finali della lunga vinta nel 2010: “Ultime miglia lungocosta con quella terribile paura che ti prende quando sai che puoi sbagliare e buttare via mesi o anni di preparazione e siamo sull’arrivo, con tre quarti dell’equipaggio schiacciati sui paglioli per aiutare Midva a passare l’onda. Pum. Cannone. Mulas (Sandro, il tattico, ndr) sviene. Io respiro piano per calmarmi dalla tensione. Ce l’abbiamo fatta”.

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