Per vincere la Coppa America l’istinto conta ancora più della tecnologia
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“La volta che ho avuto più paura? Non posso chiamarla paura, ma quando durante il giro del mondo siamo rimasti chiusi in balia della tempesta a 2500 miglia dall’Australia nel bel mezzo dell’oceano Indiano, rischiando di affondare, certo non ero sereno”. Chi parla è Mauro Pelaschier che è stato il mattatore dell’incontro “Cuore e passione” organizzato dallo Yacht Club Parma. Una serata eccezionale perché sul palco sono saliti tre italiani che in totale rappresentano dieci partecipazioni alla Coppa America, la regata più antica e famosa del mondo.
Oltre a Pelaschier, mitico timoniere di Azzurra che 30 anni fa rappresentò per la prima volta l’Italia nella Coppa, hanno raccontato a 360° la loro passione per la vela anche Romolo Ranieri, tre volte con Luna Rossa e Gilberto Nobili, quattro partecipazioni, due volte con Luna Rossa e due volte con Oracle. Quest’ultimo è uno dei pochi italiani ad aver vinto due volte la Coppa America con il team statunitense, nel 2010 e nel 2013.
E pensare che, ha raccontato Nobili, 39 anni, canoista sfegatato, non era mai salito su di una barca prima che proprio Romolo Ranieri non lo convocasse per un provino su Luna Rossa a Punta Ala nel 2001. Solo molto tempo dopo, Nobili ha messo piede su una Star, a prua di Francesco Bruni, altro veterano di Coppa America.
Anche il 48enne Romolo Ranieri non nasce velista per tradizione di famiglia come Pelaschier, praticamente nato in barca visto che è venuto alla luce all’interno di un circolo velico a Monfalcone. Romolo era rugbista prima di muovere i primi passi in barca su di un 34 piedi da crociera. Poi, non si è più fermato ed ha fatto della vela la sua professione. L’ultima vittoria è quella ottenuta all’ultima Middle Sea Race, a bordo della barca condotta dal suo amico Francesco De Angelis, uno dei pochissimi italiani – secondo lui – che potrebbe impostare una campagna vincente di Coppa America italiana.
Gilberto Nobili, nel corso della serata, ha difeso strenuamente i catamarani di Coppa America dall’accusa di non essere più delle barche, ma solo degli oggetti ultratenologici, dove l’istinto del velista viene mortificato a favore della tecnologia. “Alla fine” ha tagliato corto “anche i 72 piedi della Coppa America sono barche dove le capacità veliche rimangono un elemento necessario per vincere. La tecnologia e l’immensa mole di dati di cui oggi si può disporre sono importanti, ma non sufficienti a far vincere una Coppa America“. Lo dice lui che con Oracle, oltre a ricoprire la posizione di grinder, ha sviluppato la tecnologia della trasmissione di dati wireless a bordo di Oracle.
I TRE GRANDI VELISTI CON DIECI COPPA AMERICA SULLE SPALLE
Mauro Pelaschier, 64 anni, di Monfalcone, professione timoniere, velista e marinaio a 360°. Nasce praticamente in barca, all’interno del circolo velico Cosulich, il padre Adelchi è uno dei grandi campioni dell’epoca e lo zio Annibale un mastro d’ascia. Diventa subito un campione, con il Finn vince tutto, escluse le Olimpiadi.
Nel 1983, esattamente 30 anni fa, diventa il velista più famoso d’Italia con Azzurra, primo timoniere italiano in Coppa America con la prima barca totalmente italiana che partecipa alla regata più famosa del mondo. Nessuno scommette un centesimo sulla barca italiana, ma Azzurra stupisce tutti arrivando in semifinale della Louis Vuitton Cup, un risultato impensabile. In più quest’anno ricorre l’anniversario dei 30 anni da quell’evento. Pelaschier ha partecipato anche alla Coppa America del 1987 sempre con Azzurra e a quella del 2007 con Mascalzone Latino.
Ma Mauro Pelaschier non è solo l’uomo di Azzurra, ha condotto e vinto con barche di ogni genere in tutti i mari del mondo – un curriculum impressionante – ricco anche di avventure, come al Giro del mondo nel 1994 in equipaggio (oggi Volvo Ocean Race) dove ha rischiato di affondare con Brooksfield o l’onore di essere l’unico timoniere italiano ad essersi aggiudicato un campionato mondiale di Match race.
In barca sa fare tutto, tradizione di famiglia, e ancora oggi, se gli date da condurre un monoscafo state tranquilli che se la gioca per la vittoria.
Romolo Ranieri, 48 anni di Parma, laureato in economia e commercio, un passato di rugbista, una vita spesa in Coppa America. Con Luna Rossa dagli esordi del team nel 1999, ha partecipato a tre edizioni della Coppa America, nel 2000, 2003, 2007. Famoso anche per essere stato il “fumettista” del team Luna Rossa, mitico il suo disegno del Piranha che dava anche il nome all’AC 45 del team Prada.
Eclettico e creativo: ha disegnato le T Shirt delle Olimpiadi di Pechino dei velisti italiani e ha collaborato alla realizzazione di alcuni capi della linea Prada Sport. Ha navigato sulle barche da regata più belle e veloci del mondo, come il TP 52 Quantum e il 72 piedi Bella Mente, partecipando alle più importanti regate d’altura del mondo.Si definisce “un vero appassionato di vela”, suggerisce a chi vuole diventare un buon velista innanzitutto di applicarsi con umiltà e passione. Il suo sogno: “Alzare al cielo la Coppa America”.
Gilberto Nobili, 39 anni nato a Castelnovo ne’ Monti (in provincia di Reggio Emilia), non è riuscito ancora a laurearsi in ingegneria perchè, dice “da quando sono entrato ne mondo della Coppa America non ho avuto più un attimo di tempo”. Era l’unico italiano a bordo della barca che ha vinto la Coppa America 2013.
Ed è anche uno dei pochi italiani (ricordiamo Cico Rapetti vittorioso due volte con Alinghi) ad aver vinto due volte la Coppa America, sempre con Oracle (la prima volta nel 2010). E’ un vero veterano della Coppa, è alla quarta partecipazione (le prime due volte con Luna Rossa nel 2003 e 2007). A bordo fa il grinder, ma non gira solo i winches… ha partecipato anche alla realizzazione dei software di navigazione wireless di Oracle.
Ha anche regatato sulla classe Star, a prua di Francesco Bruni, nel suo curriculum regate in ogni parte del globo, come la vittoria nella Middle Sea Race del 2005 con Atalanta II. Se non pratica la vela non abbandona l’acqua, è uno sfegatato di canoa fluviale. La sua vita è tutta dedicata allo sport, da giovanissimo è stato anche un eccellente sciatore e un atleta di mezzofondo. Il suo motto in regata:””Never give up. Non mollare mai”.
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