VIDEO “L’oceano è più sicuro con una barca di 3 metri”
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Lo chiamano “fenomeno microcruising” e racchiude in sé quella strana voglia di affrontare l’oceano con barche, spesso autocostruite, che al massimo raggiungono i 18 piedi, ma che molto più spesso non superano i 10. Per intenderci, Alessandro Di Benedetto, che ha circumnavigato in solitario il globo nostop su un Mini 6.50 è già un fuori quota… Scafi, dunque, a bordo dei quali a malapena ci si può sdraiare. “Ma barche assolutamente sicure, sono come palline da ping-pong nel mare, non si rompono mai”, afferma Sven Yrvind (qui il suo blog) che dei “microsolitari” è il veterano, non solo per i suoi settantatre anni di età, ma anche perché fu il primo, nel lontano 1980, a passare Capo Horn su Bris II, un 5,90 metri da lui costruito. Una sfida che gli valse una medaglia del Royal Cruising Club; un riconoscimento che nella storia della vela ha ricevuto gente come Robin Knox-Johnston.
UNA STORIA INIZIATA NEI PRIMI ANNI ’70
Spesso le grandi avventure iniziano per caso. è stato così anche per Sven, che voleva semplicemente, nel 1971, costruirsi una barca, ma lo spazio che aveva a disposizione era di soli sei metri. Nacque così “Bris I”: lunga sei metri, larga 1,72, pescava tra i 40 e i 90 centimetri. Poi è stato il turno della già citata Bris II. Dopo oltre vent’anni lontano dai riflettori, nei quali ha scritto libri e brevettato il cosiddetto sestante Bris (uno strumento molto semplice e poco costoso che consente di calcolare la posizione basandosi solo sul Sole o sulla Luna), Sven ha prima costruito “Yrvind”, un 4,1 metri che si è rivelato un progetto sballato, per poi mettere in acqua “Yrvind 1/2”. E’ con questo 4,8 metri che, due anni fa, ha attraversato l’Atlantico dagli Stati Uniti all’Europa.
CIRCUMNAVIGARE IL GLOBO IN SOLI TRE METRI
Adesso si calmerà, hanno pensato in tanti. Niente da fare, non solo Sven non si è fermato, ma ha addirittura rilanciato, spostando ancora più in alto l’asticella. Obiettivo: battere il record del nostro Alessandro Di Benedetto, circumnavigando il mondo nostop con una barca di soli tre metri, ovvero meno della metà del Mini 6.50 con il quale il navigatore italiano è riuscito nell’impresa tre anni fa. Follia? No, secondo lo svedese. “La barca si capovolgerà, ma tornerà sempre dritta. Non importa quante volte ruoterà su se stessa, io potrò stare tranquillo a leggere”, ha affermato mostrando un sistema di cinghie che ha studiato per rimanere legato al piccolo letto di 78 centimetri.
A BORDO CON 400 KG DI SARDINE
Yrvind 10, questo il nome della barca lunga tre metri e larga 1,90, in realtà assomiglia di più a una capsula di sopravvivenza, di quelle dalle quali abbiamo visto uscire gli astronauti americani di ritorno dalle missioni sulla Luna. Tutto a bordo è stato pensato in funzione dell’autosufficienza. Le due vele, con alberi affiancati, si issano e si ammainano come una tenda a rullo e i boma funzionano anche come grondaie per raccogliere acqua piovana. Mentre la deriva sollevabile, invece di essere posizionata, come avviene solitamente, a centro barca, è all’estrema prua. Buona parte della coperta sarà invece coperta da pannelli solari. Energia aggiuntiva verrà poi ottenuta grazie alla presenza di un piccolo generatore a pedali: “Basta che sia in grado di ricaricare il mio e-book”, racconta Sven, che comunque ha previsto di caricare 300 libri tascabili… La cuccetta di cui parlavamo prima verrà posizionata trasversalmente e tutto, o quasi, lo spazio restante sarà dedicato allo stivaggio. Una cambusa particolare, quella del navigatore svedese, che ha previsto di caricare a bordo circa 400 kg di sardine! “Sarei molto più preoccupato se si fosse chiuso in casa a guardare la Tv”, ha dichiarato Thomas Grahm, un velista venticinquenne che ha lavorato con Yrvind negli ultimi anni. “Certo correrà dei rischi, ma è uno dei più competenti costruttori di barche che io abbia mai conosciuto”. E una barca piccola, costruita nel modo giusto, è sempre più forte di una barca grande. Parola di Sven Yrvind.
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