La nostra prova – Pogo 50, la barca “must” per i veri marinai
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Spartana ma solida, figlia della filosofia oceanica bretone è caratterizzata da un baglio importante (5,15 m) e parte in planata al minimo aumento del vento. Una vera goduria condurla (con il timone a barra), sembra di essere a bordo di una deriva! Perché oggi sono così contento di svegliarmi presto per recarmi al Marina Genova Aeroporto? Perché potrò salire a bordo del Pogo 50 “Surfing Petrel”. Cos’ha di particolare questa barca? Per noi italiani, tutto. E’ opera del cantiere navale Structures di Combrit Sainte-Marine, specializzato nella realizzazione di barche per la course au large (qualche esempio: il fondatore di Structures, Christian Bouroullec, ha vinto la Mini Transat nel 1999 a bordo del suo Pogo 6.50, un Class 40 della serie Pogo ha trionfato alla Route du Rhum nel 2006) che quando si mette a produrre scafi da crociera rimane comunque fedele alla filosofia tutta bretone della vela d’altura (come già si era visto per il Pogo 10 m e il Pogo 12,50). Il disegno è nato dalla matita dello studio Finot. Una vera rarità da provare nel nostro mare.
LA CIURMA DEL GIORNO
Al Marina, alle 9.30, ci accoglie Charly Fernbach di Structures: sono l’unico giornalista che salirà a bordo, Oltre a me un signore belga con la sua (affascinante) compagna, interessati all’acquisto di un Pogo 50, i milanesi Enrique Ferrante e Filippo Masci, (in coppia stanno progettando una barca che sarà a metà tra un TP52 e un Pogo 50 per quanto riguarda lo scafo, ma con gli interni in stile italiano) e Renato, un armatore bresciano di un Pogo 12.50 restio a rivelarmi il proprio cognome. Se dovessi scegliere la colonna sonora della giornata, opterei per “Una giornata uggiosa” di Battisti & Mogol. Minaccia di piovere, e di vento neanche l’ombra.
guarda il video della nostra prova
CHE SPAZI IN COPERTA!
Arriviamo a bordo: il punto di baglio massimo della barca (spostato molto a poppa), è di 5,15 metri. La parentela con le barche da regata oceaniche è manifesta: lo prua è affilata ma procedendo verso poppa lo scafo si appiattisce nettamente, terminando con gli spigoli molto pronunciati. L’imbarcazione – polari alla mano, ma già dalla forma dello scafo si può dedurre – dà il suo meglio nelle andature portanti. La forma allargata si traduce in un pozzetto enorme, impensabile a bordo di un tradizionale 50 piedi. Ad aumentare questa sensazione di spazio la doppia timoneria a barra (al giorno d’oggi rarissima su barche di 16 metri!). La swinging keel consente di avere un pescaggio che varia da 3,50 a 1,50 metri (la chiglia ruota all’incirca in 1 minuto e mezzo) . La barca offre le migliori performance a chiglia abbassata, ovviamente, ma la soluzione consente una navigazione agevole anche in acque basse (in Bretagna le maree rappresentano un parametro da tenere in alta considerazione).
SEMPLICEMENTE INAFFONDABILE
La coperta è improntata alla funzionalità: di fronzoli, a bordo del Pogo 50, ne troverete davvero pochi. Scafo, coperta ed elementi strutturali interni sono in sandwich di vinilestere laminato sottovuoto inframmezzato da uno strato di schiuma poliuretanica. La schiuma è stata utilizzata in vari punti dello scafo (anche nei longaroni) per impedire l’affondabilità della barca. “Il Pogo 50 è inaffondabile – mi racconta Charlie – e questa è una caratteristica che, per stazza, i Class 40 e i Mini che costruiamo devono possedere. Per noi altro non si è trattato di che replicarla su un 50 piedi da crociera”. Lo scafo è diviso in “comparti” impermeabili: una paratia stagna isola l’area tecnica del timone e un’altra ha la stessa funzione a prua, in modo da confinare l’eventuale entrata dell’acqua, La barca è ultraleggera: a fronte di una lunghezza fuori tutto di 16,15 metri (15,20 al galleggiamento) pesa 8,9 tonnellate a dislocamento leggero.
I “COLPI DI FULMINE”
Prima di parlare degli interni, vi voglio raccontare di tre “colpi di fulmine” che ho provato a bordo: mi sono innamorato di alcune soluzioni alla francese che se, dovessi farmi costruire una barca dal nulla, vorrei assolutamente impiegare.
Primo: il tavolo da carteggio basculante, che, unitamente al sedile arcuato, vi consentirà di tracciare rotte e consultare il chartplotter anche a barca “sdraiata”.
Secondo: il tavolino amovibile da mettere in pozzetto (i cui supporti sono anch’essi amovibili), leggero, forato al centro e che quando non viene utilizzato resta appeso alla parete in una cuccetta occupando il minimo spazio possibile.
Terzo: la maniglia della pompa di sentina facilmente accessibile (non essendo situata in alcun gavone, è semplicemente sullo “scalino” a lato del timone di dritta).
INTERNI: BANDO AL SUPERFLUO!
Il layout interno è caratterizzato innanzitutto da un ampio e luminoso quadrato: il design è ispirato a criteri di massima funzionalità, non c’è spazio per lussi, optional e talvolta finiture. Il Pogo 50 è una barca per veri marinai, poco curanti dell’estetica. E’ tutto molto squadrato e i materiali usati sono il vinilestere e il legno leggero. Sulla sinistra trovano spazio la cucina e un divano a L che circonda il tavolo da pranzo con ali apribili, ricavato dalla cassa per la swinging keel e penetrato dall’albero passante. Attaccato al tavolo un bancone dove sono collocati frigo e freezer, sul cui lato destro sono situati i pulsanti per manovrare la chiglia rotante. Porta via un sacco di spazio, ma con mare grosso garantisce una buona fonte di punti di appoggio. Sulla destra l’altro divano e il succitato tavolo da carteggio, oltre che al comodo bagno. A prua c’è una cabina doppia con letto sulla sinistra e divanetto e tavolino a dritta: il bagno con doccia dedicato è situato ancora più a prua. A poppa due cabine doppie separate dal vano motore. Numerose, in generale, sono le aperture in modo tale da garantire una buona luminosità e il layout interno offre molti spazi di stivaggio.
PIANO VELICO
Sebbene il Pogo 50 sia a tutti gli effetti considerata (dal cantiere) una barca da crociera o da regata “lunga” non eccessivamente competitiva (“Surfing Petrel” ha chiuso l’ARC 2012 in quarta posizione overall nella categoria Cruising), il piano velico è tutt’altro che contenuto. La randa square top ha una superficie di 88 metri quadrati, il solent (montato sull’avvolgitore in dotazione) misura 63 mq e la trinchetta 35 mq, anch’essa con avvolgitore dedicato. Gennaker e asimmetrico sono rispettivamente di 120 e 200 mq. L’albero in carbonio a solo due ordini di crocette acquartierate è passante, e non c’è paterazzo.
SEMBRA UNA DERIVA!
Usciamo dal Marina Genova Aeroporto nella bonaccia più totale. Charly mi domanda se per caso io – genovese – possa prevedere l’andamento del meteo. “Finché c’è questa cappa nebbiosa sui monti – gli rispondo – scordiamoci il vento”. Purtroppo la prima ora e mezza di veleggiata è un ciondolare impotenti, perché una recente sciroccata ha lasciato in eredità una fastidiosa onda formata. Se non altro è una buona occasione per testare il motore, che a giri sostenuti sospinge la barca a circa 7 nodi. Tra due valli nel frattempo si apre uno spiraglio di cielo ed ecco il vento, da tramontana. Due, tre cinque e poi sette-otto nodi. Issiamo il gennaker e il Pogo 50 si rivela quello che è: una bomba planante. Arriviamo a toccare gli 8 nodi, la scia sembra quella di un motoscafo, a bordo siamo tutti gasati come bambini e ci contendiamo il timone. Che, pur essendo a barra, è morbidissimo e iper reattivo: sembra davvero di timonare una deriva, quando arriva la raffica si poggia e si parte in planata come si fosse su un 470, o un Contender. Senza rendercene conto, usciamo al largo fino a non veder quasi più la costa. Il vento poi gira a scirocco consentendoci un ritorno alla Marina di Sestri sempre in andatura portante.
A livello di soluzioni in pozzetto, mi è piaciuta tra i due timoni la comoda colonnina con il winch elettrico con cui possono essere manovrate la scotta della randa e le due scotte del carrello, mentre i due spazi di stivaggio sotto le barre dei timoni sono un po’ scomodi poiché quando devono essere aperti è necessario sollevare le barre stesse. Ma prima abbiamo avuto modo di provare la barca anche di bolina: in teoria dovrebbe essere il suo punto debole, ma con 8-9 nodi non fatichiamo a raggiungere i 7 nodi e mezzo. Morale della favola: siamo usciti in mare alle 10, siamo ritornati alle 5 del pomeriggio, il tempo è volato davvero. Se volete una barca senza troppi fronzoli, per divertirvi navigando veloci e in sicurezza, e avete 492.500 mila euro (iva esclusa) da spendere, perché non buttarvi sul Pogo 50?
Eugenio Ruocco
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