VIDEO Sly 43, la sportiva con gli interni firmati Nauta
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Siamo andati a La Spezia per provare il nuovo Sly 43: tra venti leggeri e interni che sorprendono (per la prima volta c’è lo zampino dello studio Nauta) ecco com’è andata.
Se in coperta, le caratteristiche di sportività che da sempre cotraddistinguono le barche Sly, sono innegabili, la vera sorpresa mi aspetta all’interno. Mentre aspetto che il vento si alzi un po’ nel golfo di La Spezia, ne approfitto proprio per analizzare la disposizione del quadrato. Per la prima volta il cantiere italiano ha collaborato con lo studio Nauta, che ha optato per una cucina lineare a dritta, che ha consentito di spostare sulla sinistra la zona carteggio e soprattutto una grande dinette da sette persone con tanto di chaise longue. Una soluzione che aumenta la sensazione di spazio. L’attento lavoro sugli spazi da parte di Nauta Design è poi evidente nella cabina armatoriale a prua, dove sono riusciti a ricavare un letto con testa verso prua, soluzione rara su barche sportive di questa metratura.
Grande attenzione in coperta
In coperta ci si muove agevolmente, con tutte le manovre posizionate correttamente. Non è una barca che si porta esattamente da soli, il timoniere può tranquillamente manovrare e al contempo regolare la scotta randa e il trasto, magari sedendosi (lo spazio c’è) subito a proravia delle ruote del timone. A prima vista può sembrare che ci siano pochi spazi di stivaggio. Intuizione errata, perché se i gavoni sotto le sedute non sono molto profondi (pena l’eccessiva diminuzione di altezza nelle cabine) e a poppa che c’è spazio sufficiente per stivare di tutto e (l’ho testato di persona) ci si può anche infilare abbastanza comodi se c’è bisogno di lavorare sul timone o sul pilota automatico.
In navigazione
Usciamo a motore dal golfo per cercare il vento a una velocità di circa sette nodi a 2400 giri motore. Il propulsore scelto da Sly per il suo tredici metri è un Lombardini 40 cavalli, montato in posizione piuttosto centrale. In questo modo, oltre che l’ottimizzaizone del baricentro, si ottiene anche di allontanare l’elica dalla pala del timone, limitando così le turbolenze. Usciti dal canale di Portovenere, troviamo poco più di sei nodi di vento reale. L’accelerazione di bolina è buona e riusciamo a mantenere una velocità costante intorno ai sei nodi, ma quello che colpisce è la possibilità di stringere molto l’angolo. Riesco a portare lo Sly 38 fino a 27° al vento prima che perda potenza, soprattutto con un’arietta così leggera. Quando il vento rinforza leggermente (siamo comunque sempre i 10 nodi di reale) tiriamo su un A Zero, col quale riusciamo a raggiungere gli otto nodi di velocità tenendo un angolo di 120 gradi. Ovviamente, per tenere la barca carica, quando anche anche questa brezza torna a diminuire, sono costretto a orzare un po’. Lo Sly 43 mi segue comunque bene ed è dolce in manovra, con un passaggio sull’onda morbido. La carena, come già avevamo avuto modo di vedere sul 38 (sempre opera di Marco Lostuzzi) ha un dritto di prua arrotondato, mentre lo scafo tende poi ad appiattirsi verso poppa.
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